Quante lacrime si versano sulle amarezze, e quante parole…
Ti escono di getto e non fatichi mai a cercarle. Ti travolgono come fossero un fiume impazzito senza più un argine che lo trattenga e inonda il mondo delle sue grida strazianti perchè a tutti sia dato di sapere della sua esistenza.
E quanto amaro veleno viene usato come inchiostro per scrivere il dolore…
Quante ore insonni per dargli vita e corpo come se non bastasse sentirlo vivere e crescere dentro di noi, senza cercare anche il bisogno di guardarlo negli occhi.
E quante lampadine accese, nella notte, per illuminare fogli di carta bagnati di pianto e mani fredde e intorpidite strette intorno ad una penna gelida come una lama…
Come è facile parlare del dolore, quando si prova dolore.
Come è silenziosa invece la gioia…
Si nutre dei battiti del cuore e vive di sorrisi che non hanno bisogno di essere raccontati.
Si stampano nell’aria ed entrano nei polmoni diventando il fiato con cui respiri, con cui ti nutri… e prendono il gusto dolce delle parole non dette.